“Un uomo d'altri templi. Un apolide biblioteta postumo, il più grande poieta morente”. Insomma, il testamento apocrifo di un inattuale, ovvero: viaggio di ondata e ritardo nell’amor fati, nell’amour fou e in altre disperanti disfasìe come l’eterno ritorno dell’Estremo Ricordo.
E quindi: uno stilita in cima al suo stile, un asceta e il suo ostile libero, un anacoreta e i suoi anacoluti. L’autodafé di un eroteta socratico, l’élenchos dei suoi umori platonici: regesto pletorico di passioni olografe, sbornie e bêtises di un’erranza a oltranza.
Un'opera che racchiude in sé mantica e semantica, pensiero tragico e realismo magico, dove l'Eros è logomachia e hauntologia, voragine logica e vertigine estetica (tra slanci messianici ed estasi mistiche, lirismo quantico e libertà meontica). Da Anassimene a Nietzsche, da Platone a Wittgenstein, da Plotino a Heidegger, da Pletone a Lacan, da Vico a Jung.
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