Description
Questi racconti sono lo specchio di un incessante dialogo con i propri fantasmi, le aspirazioni, i desideri insoddisfatti, come nella ricerca di assoluto che si esprime anche attraverso la deformazione, l’assurdo e il paradosso, l’urlo e la furia, dove il punto di ebollizione dei conflitti sublima in sogni (e incubi) che avvolgono il lettore. L’autore – un “Kafka con gli scarponi da trekking” – si pensa come una specie di Narciso ripiegato a frugare dentro sé per poi rivestire del suo immaginario quanto intravede, sapendo che portarlo alla luce potrebbe essere utile per altre coscienze e altre battaglie. Rimanendo sempre in un rapporto esclusivo con la natura che di queste immagini è generosa dispensatrice (“Oggi, ve lo dico io, il mio sangue è incrociato con quello delle vipere, e anch’io ho certi costumi particolari di quella specie animale”). Si sa, il racconto è un genere letterario difficile e poco frequentato in un’epoca che passa dalla brevità istantanea del messaggio al romanzo lungo. Tuttavia quelli di Malevolti costituiscono momenti separati di una stessa storia: un filo unico e coerente – per quanto metaforico o surreale – che riflette la ribellione della natura contro la violenza dell’uomo.
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